Il cinema italiano by Antonio Costa;

Il cinema italiano by Antonio Costa;

autore:Antonio, Costa; [Costa, Antonio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica e spettacolo, Farsi un'idea
ISBN: 9788815367150
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


Neorealismo «rosa» e «d’appendice»

Il neorealismo, come abbiamo visto, è spesso considerato un fenomeno di breve durata: destinato, secondo alcuni, a un auto-superamento in un più maturo e complesso realismo; indebolito, secondo altri, dall’ostilità delle componenti conservatrici della società italiana e dagli attacchi (diretti o indiretti) della censura, ma anche dagli irrigidimenti ideologici dei custodi di una supposta ortodossia; corrotto, secondo altri ancora, dalla tentazione del successo che avrebbe fatto allentare l’intransigenza morale e il rigore stilistico, con concessioni sempre più ampie al gusto più corrivo. Ognuna di queste posizioni, che spesso si accavallano e s’intersecano, presuppone un’idea di ciclo storico di breve durata, destinato a corrompersi e a perdere la sua forza originaria a causa di compromessi e concessioni. Secondo questo schema viene interpretato il passaggio dal neorealismo dei tempi eroici al neorealismo «rosa» e «d’appendice». Con il primo termine (neorealismo rosa) si è voluto indicare una sorta di degenerazione del neorealismo riscontrabile in film come Due soldi di speranza (1952) di Renato Castellani o Pane, amore e fantasia (1953) seguito da Pane, amore e gelosia (1954), ambedue di Luigi Comencini, e Pane, amore e… (1955) di Dino Risi. Oggi si può più pacatamente constatare che la «colpa» di questi film è di trattare storie di ambientazione popolare, paesana o dialettale, secondo il registro della commedia, anziché quello tragico o epico. Non si vede perché si debba parlare di degenerazione, dal momento che questi film si rifanno a una tradizione quanto mai viva della cultura italiana, quella della commedia appunto. Semmai, è interessante vedere come questa tradizione venga rivitalizzata, nei modi di rappresentazione, dal rinnovamento tematico e iconografico del neorealismo e, nei modi di produzione, da strategie più attente alla struttura del mercato.

Considerazioni analoghe possono essere fatte per i melodrammi di Raffaello Matarazzo, o di registi che si muovono in una direzione analoga come Mario Costa o Guido Brignone. A proposito di Matarazzo è stata coniata la formula «neorealismo d’appendice» che, in modo sintetico, esprime l’idea di tematiche e strutture narrative tipiche del romanzo d’appendice, del feuilleton, ma ambientate in contesti che risentono dell’iconografia neorealista. La popolarità dei film di Matarazzo negli anni Cinquanta fu enorme, mentre pressoché unanime fu il disinteresse della critica. Catene (1949), Tormento (1951), I figli di nessuno (1951), per citare alcuni dei suoi maggiori successi, tutti interpretati dalla coppia Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, sono dei melodrammi sentimentali in cui un uso ben calibrato degli ingredienti fondamentali del genere (ruolo del destino, esito devastante per la donna di ogni abbandono alla passione amorosa, ferreo rispetto delle ragioni della classe di appartenenza a discapito di quelle del «cuore») finisce per far emergere le contraddizioni di un sistema sociale basato sull’emarginazione dei più deboli.

Nel genere comico, gli stessi film di Totò, che conobbero una popolarità vasta e unanime almeno quanto il biasimo riservatogli dalla critica dell’epoca, passano attraverso una fase di aggiornamento alle tematiche e alle ambientazioni di gusto neorealista, per esempio in Totò cerca casa (1949) e Guardie e ladri (1951) di Steno e Monicelli e in Totò e Carolina (1956) di Monicelli.



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